Green bond, lo schema europeo sfida i titoli verdi tradizionali

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Il Sole 24 Ore 15/08/2024

Environmental Finance

"Obbligazioni per la transizione. Fino a oggi sui mercati c’era soltanto lo standard Icma, meno regolamentato. Bruxelles ha introdotto il suo modello, con maggiori obblighi e costi di compliance

I green bond sono i principali strumenti finanziari a supporto della transizione energetica. Secondo Climate Bonds Initiative, bibbia del settore, ad oggi sono stati emessi 3,25 trilioni di dollari di obbligazioni verdi. E da inizio 2024, in particolare, i green bond hanno raggiunto quota 432 miliardi con un picco a maggio di 85,4 miliardi di dollari. Cifre importanti dunque.

La formula targata Icma

Il green bond, in sintesi, consente la raccolta di denaro sul mercato da destinare a iniziative legate alla transizione ambientale: dagli impianti eolici o solari a quelli di riciclo dei rifiuti, fino ai green building. È l’elenco, non esaustivo, previsto dai Green Bond Principles, il documento dell’associazione internazionale dei mercati di capitali (Icma), punto di riferimento in questi anni per aziende e Stati che hanno emesso obbligazioni verdi.

Due le caratteristiche principali di tale strumento finanziario: il vincolo di destinazione del denaro raccolto dagli investitori e la reportistica periodica per informare il mercato dello stato dell’arte. Facoltativa invece la second party opinion, ovvero la relazione di terze parti che certificano quanto l’azienda (o lo Stato) stia realizzando con i soldi degli investitori.

La new entry europea

Icma è quindi l’attuale standard di mercato. C’è però una new entry europea. Da anni infatti Bruxelles sta lavorando alla normativa su un green bond Ue. Il risultato di tale lavoro è il regolamento 2023/2631 che introduce appunto l’European green bond (Eugb) e che sarà applicabile dal 21 dicembre di quest’anno.

Ci saranno a quel punto due grandi famiglie con regole diverse e alcune decisive differenze: il green bond Icma infatti è un’autoregolamentazione che non prevede sanzioni. Unica sanzione è quella del mercato: chi non rispetta tali regole perde la fiducia degli investitori. Chi sceglie invece la strada dell’obbligazione verde europea, adotta uno schema (framework) con obblighi ben precisi che prevede anche un impianto di vigilanza e sanzioni.

Tassonomia e reportistica

Definito il perimetro delle due normative, andiamo adesso nei dettagli delle differenze.

Il regolamento Ue sui green bond stabilisce che le attività economiche da finanziare debbano essere allineate alla tassonomia europea. Quest’ultima è la classificazione prevista da un altro regolamento europeo (2020/852) che stabilisce cosa è green e cosa non lo è. Per l’associazione Icma, invece, la gamma di attività economiche finanziabili è molto più estesa e soprattutto non vi sono regole così stringenti.

A proposito poi di reportistica, vi è da sottolineare che fornire informazioni agli investitori è fondamentale, soprattutto in un ambito dove il denaro è “agganciato” a un determinato scopo (ambientale). Ebbene, per entrambe le tipologie di obbligazioni è prevista una scheda informativa pre-emissione e, successivamente, una serie di relazioni a cadenza periodica, fino all’avvenuta integrale allocazione di tutto l’ammontare di denaro.

La differenza essenziale è nella relazione sull’impatto delle obbligazioni verdi europee, un documento assente nello schema Icma e che, invece, gli emittenti di green bond regolati da Bruxelles devono pubblicare al termine dell’allocazione integrale dei proventi e almeno una volta durante la vita dello strumento finanziario.

I certificatori esterni

Altra importante differenza fra Icma e Bruxelles riguarda i controlli esterni. Come detto, per Icma sono facoltativi mentre, per l’Unione europea, la verifica delle terze parti è obbligatoria. Non solo. Il nuovo regolamento Ue chiede che i revisori esterni debbano essere iscritti in un registro dell’Esma, l’authority di vigilanza dei mercati finanziari europei; Esma inoltre effettua anche la vigilanza su tali soggetti. La valutazione delle terze parti è obbligatoria in relazione alla scheda informativa del green bond e anche sulle relazioni legate all’allocazione dei soldi; è volontaria invece per la relazione di impatto.

Costi da tenere d’occhio

Passiamo infine alle dolenti note. Gli obblighi previsti dal regolamento Ue dei green bond hanno come conseguenza un aumento dei costi di compliance per gli emittenti delle obbligazioni verdi e per gli stessi revisori. Per chi emette green bond c’è da mettere in conto il costo delle relazioni di impatto obbligatorie, la consulenza di esperti per la tassonomia e degli stessi revisori esterni. Per quest’ultimi vi è poi il costo di registrazione all’albo dell’Esma. Burocrazia e spese in più che, invece, chi preferisce la strada Icma non deve affrontare.

Lo studio e il greenium

A fronte dei costi per gli emittenti, c’è poi il parere degli investitori. Si sentono più tutelati? Cosa preferiscono? È un po’ presto per dare un’indicazione. Però possono essere d’aiuto i risultati di uno studio sui green bond messo a punto da quattro professori: Marco Ghitti (Università di Padova), Gianfranco Gianfrate e Marco Spinelli (Edhec) e Florencio Lopez-de-Silanes (Nber). Nella ricerca pubblicata su “The British Account Review”, sono state analizzate 3mila obbligazioni verdi emesse da aziende (non da Stati). È stato scoperto che alle imprese conviene finanziarsi con le obbligazioni verdi perché sul mercato c’è ancora il greenium. Quest’ultimo è il prezzo più alto che gli investitori sono disposti a pagare per un’obbligazione verde rispetto a quelle tradizionali. La differenza di prezzo può oscillare tra i 4,5 e 5 punti base. C’è però una condizione da rispettare affinché gli investitori si mettano in coda: l’obbligazione green deve essere accompagnata da una second party opinion, ovvero la validazione di una società terza indipendente.

Ecco dunque una possibile risposta ai legittimi dubbi sui maggiori costi di compliance. La certificazione esterna delle terze parti è molto apprezzata dagli investitori che sono disposti a pagare anche qualcosa in più per ricevere maggiori garanzie sulla destinazione dei propri soldi."

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