Il green bond certificato conviene: investitori pronti a pagare un premio extra

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Il Sole 24 Ore 13/06/2024

Environmental Finance

"Con una validazione indipendente differenza di prezzo fino a 5 punti base. Il premio viene riconosciuto dove è assente il classico rating finanziario 

Il premio viene riconosciuto là dove è assente il classico rating emesso dalle agenzie

I punti chiave

- Lo studio
- Quando il greenium non c'é
- Gli investitori e i Pri

Conviene a un’azienda finanziarsi con un green bond? La risposta è sì perché c’è il greenium. Quest’ultimo non è altro che il prezzo più alto che gli investitori sono disposti a pagare per un’obbligazione verde rispetto a quelle tradizionali. Differenza di prezzo che può oscillare tra i 4,5 e 5 punti base a condizione, però, che vi sia la second party opinion ovvero la validazione di una società terza indipendente.  Tutto ciò emerge da uno studio realizzato da quattro professori universitari che hanno analizzato 3mila green bond. I prof in questione sono Marco Ghitti (Università di Padova), Gianfranco Gianfrate e Marco Spinelli (Edhec) e Florencio Lopez-de-Silanes (Nber).

Il mercato dei green bond

A fine 2023 i green bond emessi toccavano quota 2,8 trilioni di dollari; da inizio anno sono stati emessi circa 300 miliardi di dollari di green bond secondo Climate Bonds Initiative (Cbi), riferimento dei mercati finanziari per questi strumenti finanziari. Gli standard di Cbi per la valutazione di tali strumenti sono tra i più restrittivi. Sempre lo scorso anno è stata la Cina a registrare il volume di emissioni più alto di green bond (83,5 miliardi di dollari) seguita da Germania (67,5) e Usa (59,9). Italia sesta con 30,3 miliardi di dollari.

Secondo alcuni gestori specializzati nel settore, il greenium è calato di molto rispetto al passato: siamo intorno ai 2-3 punti base. Ma, appunto, a determinate condizioni, tali benefici finanziari possono aumentare. 

Lo studio

Nello studio pubblicato da “The British Account Review”, i quattro professori si sono focalizzati sul settore dei bond emessi dalle aziende e non dagli Stati, analizzando in particolare le second party opinion; le certificazioni di terze parti indipendenti assegnano una specie di rating verde agli strumenti obbligazionari in funzione dell’utilizzo dei soldi raccolti sul mercato. Meno della metà delle obbligazioni analizzate (1.262) aveva la validazione del consulente: sulla base dei progetti green finanziati, i prof hanno distinto i rating in verde scuro, medio e chiaro. Ebbene, dalla rilevazione effettuata, i green bond con i giudizi verde scuro e medio quotano a premio rispetto ai bond tradizionali. La media del cosiddetto greenium in questi casi è appunto di 4,75 punti base.

Quando il greenium non c’è

C’è però un dato che viene rilevato nell’analisi dei prof e non è un elemento da poco. Il greenium viene pagato dagli investitori là dove è assente il classico rating finanziario emesso e quindi i giudizi, per esempio, di S&P, Moody’s o Fitch; in caso contrario, il greenium di fatto si azzera e gli investitori prendono come riferimento il tradizionale rating.

Viceversa, aumenta la richiesta di green bond in occasione dell’adozione di regolamentazioni ambientali più restrittive, come la tassonomia green adottata di recente dall’Unione europea.

Gli investitori e i Pri

Infine, è da evidenziare che, secondo lo studio, i green bond piacciono molto agli investitori che hanno aderito ai 6 principi Pri dell’Onu, i principi di investimento responsabile: sono 3900 i sottoscrittori dei Pri e gestiscono circa 120 trilioni di dollari. «I dati mostrano che gli investitori Unpri assumono una quota maggiore di obbligazioni verdi – viene spiegato dai docenti -, e la proprietà dei green bond è più concentrata tra gli investitori Unpri che tra gli altri investitori. Quando analizziamo i dati relativi ai green bond, scopriamo che gli investitori Unpri detengono mediamente molti più green bond (19,5%) degli altri (9,46%) allorché le obbligazioni non hanno un rating creditizio». "

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